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La parola “gioco” deriva dal latino “iocus”  che significa scherzo, burla e  l’uso del gioco nella società è importante in quanto facilita la crescita, favorisce la socializzazione, è uno svago alla quotidianità. La parola azzardo deriva invece dall’arabo “az-zahr” ovverosia “dado”, oggetto utilizzato fin dall’antichità per scommettere sul numero che sarebbe uscito.

Il gioco d’azzardo consiste dunque nello scommettere dei beni, come il denaro, sull’esito di un evento futuro. Tutti possiamo essere giocatori d’azzardo ma non tutti lo sono in modo “patologico”. Quest’ultima parola infatti fa riferimento alla malattia ovverosia dalle alterazioni da questa prodotte. In genere questa parola  viene utilizzata per evidenziare situazioni che hanno assunto un carattere disfunzionale.

Il GAP dunque è considerato  un comportamento persistente,   ricorrente e maladattivo di gioco d’azzardo che compromette le attività  personali, familiari, o lavorative; il DSM-V lo inserisce nelle “Dipendenze comportamentali”.

Tutti i giochi d’azzardo esistenti sono stati progettati in modo che la speranza matematica per chi gioca sia sempre minore di 0. Di conseguenza il banco in media vincerà sempre rendendo il gioco d’azzardo un business sicuro solo per chi sta dietro il bancone.

Ma cosa accade a chi gioca? Dopamina, Serotonina e Endorfine sono ormoni che vengono secreti durante il gioco eccitando il giocatore, innescando la coazione a ripetere e generando uno stato di entusiasmo e benessere prolungato. Un altro ormone secreto è il cortisolo che sul piano psicofisico comporta stanchezza, depressione e diminuzione della memoria.

Ciò che rende il gioco d’azzardo patologico, una dipendenza cronica molto grave è la gratificazione nel giocatore affetto da tale disturbo, sostenuta non tanto dalla vincita quanto dalla fase di aspettativa che è responsabile dell’aumento delle concentrazioni nel sangue degli ormoni descritti.

Queste Dipendenze Comportamentali (da alcuni chiamate in Italia New Addictions) comprendono tutte quelle nuove forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica. L’oggetto della dipendenza è in questo caso un comportamento o un’attività molto spesso lecita e socialmente accettata come il gioco d’azzardo.

E allora cosa fare? Occorre un ambiente di supporto psicologico, all’interno del quale possa sentirsi compreso e non giudicato dove instaurare una costruttiva alleanza terapeutica con lo psicologo, necessaria ad interrompere il comportamento di gioco e che sia funzionale alla sua crescita personale. L’intervento è finalizzato ad aiutare il soggetto a  modificare il percorso di vita intrapreso in modo da superare le difficoltà a cui è sottoposto al momento, prevenire ed affrontare insieme eventuali ricadute e prendere in carico se necessario il sistema famiglia.

Il trattamento deve essere  integrato e personalizzato con l’aiuto del medico di famiglia o altro specialista, sui bisogni del soggetto e della sua famiglia. Il percorso può,  come suddetto, coinvolgere il gruppo familiare e anche altre risorse terapeutiche istituzionali e non, reti di supporto formali e informali e soggetti della comunità locale. Il trattamento terapeutico del giocatore richiede una diversa costruzione del proprio  stile cognitivo e del modo di interpretare il mondo. Il soggetto seguirà un percorso terapeutico individuale settimanale.